- Pubblicata il 06/02/2019
- Autore: ANGELA
- Categoria: Racconti erotici trans
- Pubblicata il 06/02/2019
- Autore: ANGELA
- Categoria: Racconti erotici trans
COSE CHE SUCCEDONO SOTTO LA DOCCIA IN PALESTRA - Medio Campidano Trasgressiva
Successe tutto in un pomeriggio noioso e uggioso della metà di novembre, i bimbi erano appena andati agli allenamenti e alla loro uscita ci sarebbe stato mio padre a prenderli per portarli a fare merenda, io avevo quindi tre/quattro ore di tempo libero per me. Mi scrollai di dosso la pigrizia di quel momento e me ne andai in palestra in un orario insolito per me. Mi preparai con cura nello spogliatoio in compagnia di donne a me non note e mi recai in sala a svolgere la mia consueta scheda: tappeto, stretching, addominali, squat, pettorali e gambe. Sudai abbastanza ma non troppo e la maglietta era intrisa solo parzialmente di sudore. Al termine della mia oretta salutai l’istruttore e una conoscenza parziale e tornai nello spogliatoio. Poche donne insieme a me sulle panche a cambiarsi e un paio di ragazze che sghignazzavano con il loro i phone in mano. In fondo e quasi vicino all’ ingresso delle docce notai una ragazza alta con un bel fisico, due belle tette che io mi sarei sognata di avere a 25 anni e vidi che si avviò in doccia con gli slip addosso, pensai fra me e me: “questa si vergogna della sua passerina, chissà da quanto tempo che non si depila, chissà che cespuglio li sotto…” Mi spogliai anch’io nel mio solito disordine presi doccia schiuma, shampoo e accappatoio e mi avviai verso la cabina vuota. Solo quando aprii il getto dell’acqua mi resi conto di aver terminato il doccia schiuma, così fra l’indecisione di darsi solo una sciacquata con l’acqua o di lavarsi con lo shampoo mi decisi di chiederne una goccia alla ragazza che si lavava nel box accanto al mio. Bussai e chiesi: “scusami, ho finito il doccia schiuma…” Non mi fece finire neanche la domanda che mi disse: “Entra, certo che te lo posso dare a patto che tu mi lavi la schiena perché ho una distrazione muscolare alla spalla e non arrivo bene in tutte le sue parti. Pensai fra me e me: “Ma senti che screanzata questa, ma chi si crede di essere…?” e mentre lo pensavo notai che aveva una schiena bellissima, liscia come seta di prima qualità e due natiche tonde e sode che il suo ragazzo avrebbe goduto solo a guardarle”. Feci per uscire da quella cabina, rossa dalla vergogna per essere stata così ingenua, e per essermi spinta per una cosa così banale a entrare nuda con le sole ciabattine color glicine nel box di una donna sconosciuta, ma mi trovai il suo braccio a proibirne l’azione. In un secondo solo vidi il suo sorriso, la sua dentatura perfetta e il suo viso leggermente squadrato, i suoi tratti somatici mi portarono a concludere che non era “nostrana” ma forse sudamericana. Il secondo dopo abbassai lo sguardo ammaliata da tanta gioventù e da tanta bellezza e…lo vidi! Grosso, duro e rugoso, questa aveva un cazzo fra le cosce di come non ne avevo mai visti se non in qualche filmetto o video su you porn. Mi venne da urlare, da piangere, ero sconvolta, ma mi accorsi anche che ero eccitata e bagnata come non mi succedeva da anni e fra le mie gambe sentivo crescere il desiderio e la paura di lasciarsi andare almeno una volta nella vita. Io che ero sempre stata così fredda, calcolatrice e che la passione vera forse non l’avevo mai conosciuta pur avendo avuto due figli, aver perso la verginità a 18 anni e per ultimo svuotavo i coglioni a mio marito un paio di volte a settimana da 12 anni ormai, così solo per farlo stare bene... “E dai Daniela lasciati andare, almeno una volta” diceva la parte diabolica della mia coscienza”. “Non lo fare” rispondeva la parte angelica quella a cui io davo principalmente retta. Così rialzai lo sguardo e vidi nuovamente quel viso così bello e lei che mi faceva segno di non parlare di stare in silenzio. Fu in quel momento che mi sciolsi, tirai via tutti i freni inibitori che la mia coscienza mi poneva e l’abbracciai stretta a me, lei si avvicinò con le labbra e mi trovai appiccicata a lei/lui o a quello che era, e le nostre lingue che giocavano insieme sotto il gettito caldo dell’acqua che scendeva… Durante quell’ abbraccio così intenso e quel bacio prolungato ella prese il mio sedere striminzito e anche un po' flaccido e lo alzò quel poco che bastava per sollevarmi; in un baleno sentii schiudere le mie grandi labbra al contatto di quel pene così maestoso e virile. Entrò tutto dentro di me. Mi profanò così come non era mai successo prima di quel momento, cominciò a sollevarmi ritmicamente neanche fossi un manubrio da 60 kg e il suo pene, no meglio dire cazzo, e il suo cazzo entrava e usciva in modo dirompente dalla mia figa. Fortunatamente la scarsa presenza di donne nello spogliatoio e il volume alto della musica nella sala di zumba adiacente agli spogliatoi, occultava parzialmente fremiti e gridolini. Mi trovai poi con i suoi seni e i suoi capezzoli scuri sul mio viso e come un gesto atavico e mai rimosso cominciai a succhiarli e a leccarli. Ero in preda a un orgasmo senza precedenti, avevo perso ogni cognizione del luogo, della compagnia e di cosa stavo facendo. Volevo smettere ma non riuscivo a dire basta e fu in quel momento che lei mi fece appoggiare di spalle al muro mi mise a 90 gradi, mi allargò le cosce e riprese a stantuffarmi. Per un attimo pensai “ora mi apre il culo”, ma poi no, lo sentii spingere con vigore ancora dentro la fica. In quei momenti di turbine e tempesta pensai: “se lo voleva fare lo avrebbe fatto e io non glielo avrei proibito. Fu rispettoso da parte sua. Molto gentile”. Pensai Così quasi per ringraziarla di quel gesto, la costrinsi a lasciarmi, glielo presi in mano e sotto l’acqua glielo sciacquai. Era così grosso, non troppo lungo, ma grosso si, eccome se lo era, me lo avvicinai alla bocca e mettendomi in ginocchio cominciai a succhiarlo avidamente senza l’ausilio delle mani. “Cielo, mi avesse visto mio marito” a lui e al suo cazzettino da famiglia certe cose non gliele ho mai permesse. Di pompini ne avevo fatti alcuni in gioventù ma non mi era piaciuto per niente, poi quando quel ragazzo al mare mi sborrò in bocca…Che schifo! Mi sentii davvero umiliata e anche un pò puttana. Mi ripromisi di non farli più a nessuno, nemmeno uomo che avrei sposato di lì a qualche anno. Certo, all’inizio della nostra relazione a mio marito piaceva farlo il sesso orale e io glielo consentivo ogni tanto. Però dopo un po' quando vedeva che io non ricambiavo i suoi gesti ha anche smesso di leccarmela e adesso i nostri amplessi sono abbastanza classici: io mi metto subito alla pecorina e lui mi prende da dietro, mi prende le tette in mano e mi schiaffeggia le chiappe perché sa che mi piace. Mi porta all’ orgasmo che è sempre vero e quando lui sta per finire, prendo un kleenex e raccolgo tutto il suo sperma quando esce perché non mi piace farmi schizzare sul corpo. Io lo vedo che lui non apprezza questo gesto però tanto quello che conta per un uomo è sempre “svuotargli i coglioni” così come mi suggeriva la mia povera mamma. Per tenersi un buon uomo buono serve solo questo e poco altro. Davvero. Comunque tornando a quel momento e in quella situazione dove mi trovavo mio malgrado in una doccia da non so quanto tempo in compagnia di un travestito di cui neanche sapevo il nome e a cui stavo spompinando l’uccello come un’ossessa e dal quale mi ero stata fatta sventrare le cosce a più riprese come una novizia in collegio. Con la lingua giocavo sul filetto della cappella e sentivo che lui apprezzava moltissimo, con una mano cominciai a sfiorargli i testicoli e d’improvviso mi trovai quasi soffocata con il suo membro tutto piantato nella mia gola, che si era gonfiato oltre maniera… Mi sfilai il suo cazzo dalla bocca e glielo presi in mano, mentre lui mi accarezza la testa e il viso. Socchiusi appena le labbra giusto in tempo e fui inondata da uno schizzo potente e prolungato di dolce e calda sborra. Avevo il suo seme sulla mia lingua, sul mio viso e su tutto il corpo e lo sentivo scivolare lungo il seno. Che sensazione! Ora non mi faceva più schifo niente… Non mi sentivo più umiliata, ma grata. Non mi sentivo più puttana, ma finalmente donna. Una donna con la D maiuscola. Uscimmo dalla doccia una alla volta in maniera separata. “Oh Daniela, come mai a quest’ora non vieni più la mattina? Guarda che faccia che hai…sembri sconvolta, ti fa male venire il pomeriggio si suda troppo….” Dissero ridendo le mie amiche Gianna e Francesca. “Se solo sapessero…” Pensai. Intanto la mia amante nell’ indifferenza più totale si era già asciugata e cambiata e stava quasi uscendo quando salutò con un “ciao” generale, e strizzandomi l’occhio se ne uscì. Avrei voluto inseguirla, parlare con lei, conoscerla meglio, ma nel mio disordine ero troppo lenta e poi pensai: “tanto la posso rivedere quando voglio, basta venire il pomeriggio in palestra…” La sera a letto feci all’ amore con mio marito, in maniera diversa però, più partecipativa; non gli feci pompini e non gli ho diedi di certo il culo, però lo cavalcai io e mentre le sue mani giocavano con il mio seno e mi strizzavano i capezzoli io immaginavo di stare con lei in palestra, sotto la doccia, ovunque. Ebbi un nuovo orgasmo intenso e prolungato quasi bello come quello del pomeriggio e quando lui stava per finire, glielo presi in mano e gli vietai di prendere il kleenex. Lo feci venire sulle mie tette e la sua sborra scivolò fino all’ ombellico mio. Poi lo strinsi a me in un bacio appassionato e con lo sperma sul corpo ci incollammo lievemente. Lui mi guardò, rise sorprese e disse: “Oh questa!” Io replicai: “mi andava di farlo così stasera…sono stata troppo porca, forse”? “Magari fossi sempre così amore…”! Ci addormentammo senza andare a lavarsi e a me sembrava di avere ancora addosso, con lo sperma di mio marito, l’odore di quella ragazza in palestra. Dormii benissimo quella notte. Il giorno dopo tornai in palestra con la speranza di ritrovarla lì, al solito posto. E invece no, non c’era e non ci fu nemmeno il giorno dopo né quello successivo, neanche la settimana dopo, provai anche a cambiare orari ma niente, niente di niente. Ero molto triste, per non dire disperata e chiesi informazione al personal trainer in palestra. Fu lui che mi disse che si chiamava Olivia che aveva un abbonamento a gettoni e che era scaduto. Ovviamente non potei avere il suo cellulare e il suo indirizzo per questioni di privacy, ma non smisi di cercarla mai. Intanto con mio marito vivevamo una seconda luna di miele anche restando a casa, facevo molto più spesso l’amore con lui e mi lasciavo andare anche a cose più spinte, come facevamo a inizio relazione. Avevo ripreso a spompinarlo e a stuzzicarlo anche fuori casa o a cena con gli amici. Ovunque ci trovavamo mi piaceva passargli una mano fra i pantaloni e farglielo venire duro, sussurrargli qualcosa di sconcio all’ orecchio per aumentare la sua eccitazione e farlo sborrare in libertà senza più bisogno dei fazzolettini. In ogni caso quando scopavo con mio marito pensavo sempre e solo a quell’ incontro, a quella ragazza e in qualche modo io scopavo con lei pensando che il cazzettino da famiglia di mio marito non fosse altro che quell’ arnese grosso e rugoso che mi sono trovato prima fra le cosce e poi dopo in bocca sotto la doccia in quella cabina. L’immaginazione è davvero miracolosa e certe volte aiuta anche a stare meglio. Passarono le settimane e i mesi e provai a cercare quella ragazza anche sui siti di annunci specializzati in materia. E una mattina la trovai…Potevo riconoscerla fra milioni di donne: il suo viso il suo corpo e tutti i dettagli, la mia memoria fotografica non mi tradiva mai. Mi bagnai le mutandine dall’ eccitazione e dalla felicità del momento. Così la mattina dopo, con una scusa qualunque mi liberai di impegni familiari e partii in treno per quella città in Toscana con la scusa di andare a vedere una mostra. Giunta alla stazione presi un caffè al bar e chiesi a uno sconosciuto di fare una telefonata, di prendere l’indirizzo e di fissare un appuntamento per il primo pomeriggio, tutto in cambio di un misero e squallido pompino nei cessi della stazione. Come era facile convincere gli uomini pensai. Mi presentai all’ orario prefissato sotto l’androne di quel, suonai il campanello e la sua voce mi disse: “terzo piano, appartamento 7”. Trovai la porta leggermente socchiusa ed entrai, lei mi vide e sgranò gli occhi. “ciao, mi chiamo Daniela e sono venuta a lavarti la schiena…”
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